“Stella Radicati introduce nella sua ricerca la dimensione dell’assurdo, coniugando, in un’atmosfera vagamente pulp, il richiamo al ritmo e all’atmosfera della fiaba, (nel riquadro centrale con la scrittura) – peraltro con potenziale sviluppo iterativo tutt’altro che rassicurante – con la violenza di un racconto per immagini fotografiche: un connubio che svela bene le strane nevrosi del nostro tempo bellissimo e disperato.”

Emidio De Albentiis
Trame – Corciano, Palazzo Comunale e Sala degli Archi, 2006
Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia

“Stella Radicati interpreta il tema della maternità con un saggio figurativo articolato da un realismo plastico , che conferisce fermezza ai soggetti ritratti. Si intuisce la ricerca di naturalezza e armonia espressiva nella circolazione dei moti dello sguardo conferendo, così, spontaneità e umana concretezza.”

Silvia Scarpulla
Stauròs per Onna – Cento Artisti di-segnano la MadOnna, 2010

“Stella Radicati l’essenzialità del bianco e nero.
Una giovane artista con buoni studi (Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia, Accademia di Belle Arti di Carrara), allieva di Giorgio Sani e Omar Galliani. Nei suoi quadri troviamo misurate le diverse strade dell’arte, le intuizioni brucianti come i ritratti dei giovani-vecchi compagni di una classe già passata, posati sui banchi. Tutti meno una. Io non c’ero è il titolo dell’installazione, l’assenza come filo conduttore. Una bella serie di mostre personali per la ragazza con il pennello e il pennino: Perugia, Lussemburgo (Al palazzo Adenauer del Parlamento Europeo ), Orvieto. La cifra artistica recente nasce dal bianco, lavorato su tavola di legno con acrilico e matita, fusaggine e punta d’argento, carboncino. Il maestro Omar Galliani ha scritto della giovane artista: L’essenzialità del bianco e nero rimangono per Stella sulla tavola come il marchio indelebile che passa dai volti agli oggetti di una quotidianità diffusa nel mondo a cui Stella appartiene ( …) il bianco dell’abito da sposa dell’ultima installazione di Stella è il simulacro di questa tragicità del quotidiano sospeso tra l’illusione della cerimonia e la realtà di un destino da scoprire. Parole magistrali, legate al codice dell’arte. Lising time, che si occupa di tutt’altro, ha utilizzato bene il suo spazio visionario.”

Fausto Batella
Rivista Leasing Time – anno IV n. 6, 2008

“Nodo centrale dell’opera di Stella Radicati è la rappresentazione dell’assenza in una memoria estetica che non vuole tanto salvare o redimere il fenomeno del quotidiano dall’abisso di un inesorabile oblio, quanto mostrarlo, rivelarlo, nell’istante supremo della sua fragilità, proprio quando ormai esso è tanto prossimo alla scomparsa da divenire quasi invisibile; laddove la verità d’ogni singolo oggetto si apre ad una purezza superiore, a un tempo trasognata e solida, corporea ed evanescente.
Così la presenza d’ogni oggetto rappresentato non diviene altro che sfondo attonito del bianco, un bianco dominante che trae a sé anche lo sguardo dello spettatore lasciando che svanisca anch’esso nella stessa assenza e nella stessa memoria, eco violenta e fragile d’una stessa infinità.”

Emanuele Ceccarelli
Memorie d’Infinito – Bruxelles, Banca Monte Paschi Belgio, Sede Centrale, 2009

“Un’originale prospettiva diacronica e interdisciplinare affronta il vasto ambito della rappresentazione dei santi in chiave moderna, con una varietà di approcci a fatti, idee, rappresentazioni scritte e visive della santità. Sono trascorsi più di 1500 anni dalla morte del patriarca del monachesimo occidentale, ma Stella Radicati si cimenta nel ritrarre il santo in chiave rivisitata e riattualizzata, nel vigore della sua giovinezza, modello di giovane per i giovani. E così come accade a ciascuno, anche al giovane Benedetto non mancano le tentazioni: è il merlo nero ancora svolazzante a rammentarcelo. Ma una volta vinte il Santo può fissare il suo sguardo redentivo su ciascun credente. Spetta a noi intercettarlo ed entrarvi in empatia, dato che per l’Occidente egli è il vertice dell’ascesi cristiana ed il cuore pulsante della cultura del suo (e del nostro) tempo.”

Giuseppe Bacci
Giovani Artisti di-segnano il Sacro con San Benedetto da Norcia, 2010

“Ciò che mi sembra pregevole della sua ricerca recente è una sorta di realismo magico, cioè la capacità di attribuire ad immagini prese dal mito, dalla fiaba o dalla stessa realtà, una potenza evocatrice che trascende le apparenze. Una sorta di surrealismo fantastico, sospeso tra alcune invenzioni ectoplasmiche alla Mirò e il mondo complesso di Ernst, ma senza il tormento esistenziale di quest’ultimo. Semmai, con la ferma fiducia di credere che un mondo meno grigio di questo può esistere, magari sospeso nell’accoppiata, già citata, costituita dal binomio mito/realtà.
E in questa chiave non è certo casuale l’amore per Boldini che ho notato in un suo post: le sue donne prese dal vero, sono sempre trasfigurate nel lampo di un’apparizione, talvolta magicamente evocativa.”

Emidio De Albentiis

14 febbraio 2015